Monday, August 22, 2011

COMMOZIONE E PAURA, ALL’INTERNO DI UNA “ POSSIBILE REALTA’ “ MOSÈ IN EGITTO, Rossini Opera Festival, 2011

Foto: Studio Amati Bacciardi

Renzo Bellardone
 
ROSSINI OPERA FESTIVAL 2011-08-18 per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Mercoledì 17 agosto, ore 20.00 - Adriatic Arena. MOSÈ IN EGITTO Azione tragico-sacra di Andrea Leone Tottola. Musica di Gioachino Rossini. Edizione critica della Fondazione Rossini, in collaborazione con Casa Ricordi, a cura di Charles S. Brauner. Direttore: ROBERTO ABBADO. Regia: GRAHAM VICK. Scene e Costumi: STUART NUNN. Progetto luci: GIUSEPPE DI IORIO. Personaggi Interpreti: Faraone ALEX ESPOSITO, Amaltea OLGA SENDERSKYA, Osiride DMITRY KORCHAK, Elcia SONIA GANASSI, Mambre ENEA SCALA, Mosè RICCARDO ZANELLATO, Aronne YIJIE SHI, Amenofi CHIARA AMARÙ. ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA. Maestro del Coro Lorenzo Fratini.

COMMOZIONE E PAURA, ALL’INTERNO DI UNA "POSSIBILE REALTA’"

Ben consci che l’Opera è la massima espressione artistico-teatrale e scevri da influenze opinionistiche, ma sensibili percettori ‘super partes’ dei messaggi senza tempo e senza età, non si può che applaudire ad una messa in scena dove tutti si è parte attiva e coinvolta in una toccante e realistica rappresentazione ai confini della finzione dentro ad una terribile, ma possibile realtà. L’Opera inizia all’ingresso: allo strappo del biglietto il personale d’accoglienza veste camicioni usurati adatti a lavori umili, come quelli che indosseranno in scena gli schiavi, …..fotografie di dispersi in guerra alle pareti. Il palcoscenico è l’immagine troppe volte trasmessa dai telegiornali, ed a cui ci siamo superficialmente assuefatti: case distrutte, vesti insanguinate, sguardi cancellati dagli orrori della guerra, madri in cerca dei propri figli, bambini in cerca della propria madre e attoniti padri che attraversano la strada con l’esanime corpo del figlio tra le braccia… Graham Vick va ben oltre il ruolo di regista asservendosi ad attento osservatore con il solo diritto di denuncia; guarda il mondo, i popoli, le religioni usate per scopi di potere economico e militare,  i muri eretti in nome della pace, i bambini e le donne kamikaze, le stragi nei teatri e gli attentati nelle metropolitane, gente che non ha più nulla da perdere! Vick ha guardato il mondo e mentre lo descrive senza provocazioni, lancia un monito ai popoli di tutte le terre a non continuare a distruggere il mondo di tutte le latitudini con l’inganno e la mistificazione. Realizzazione intelligente, efficace, pertinente ed equilibrata che non permette fraintesi territoriali, politici, religiosi e d’identità . L’azione (termine cinematografico che si attaglia spontaneamente) si svolge in Medio Oriente, in Egitto, ma potrebbe essere ovunque nel mondo, come tristemente troppe volte è! Stuart Nunn altrettanto attento osservatore ‘non ha inventato nulla’ e qui sta il pregio della realizzazione; fedele alla fotografica realtà ha creato costumi che potrebbero essere abiti del quotidiano medio orientale e le scene sono metafore e messaggi: scale interrotte dall’esplosione di una bomba, pilastri non finiti e con ancora le armature in ferro sporgenti in attesa della sopraelevazione, stracci, filo spinato, squarcio di sala cinematografica, laboratorio di intercettazione informatica ed altri mille particolari rendono inquietante e coinvolgente la scena.  Giuseppe di Iorio progetta le luci non per necessità di migliorare l’allestimento, ma solo per calarlo nella realtà e ci riesce ; il momento della narrazione è quello delle ‘Tenebre’ (che qui saranno squarciate dalle voci), ovvero la penultima piaga inflitta all’Egitto secondo i racconti biblici ed i colpi di buio contribuiscono nelle descrizione , mentre i colpi di luce improvvisi sul palco, sulla platea o specularmente sui ritratti laterali, incrementano il lievitare della tensione partecipativa. Roberto Abbado legge la partitura come una sinfonia messa a disposizione delle voci;  Direzione meditata sullo spartito e calibrata sul messaggio registico colpisce in più di un momento per l’espressione di grande respiro. Ottima l’Orchestra del Comunale di Bologna, che ha messo a disposizione anche il Coro diretto da Lorenzo Fratini: sapientemente dislocati nei vari punti di platea i coristi-attori creano ‘effetti speciali’ di musicalità, esaltando il ruolo che il coro riveste nel ‘Mosè’, non relegandosi a corollario dell’impianto globale, ma integrandosi quale parte dominante e coadiutrice nella offerta musicale e scenica. Alex Esposito prende il sembiante del Faraone e forse per commentare la prestazione basterebbe dire ‘Bravo!’ ma ovviamente non risulta esaustivo ed allora si può descrivere la continuità di emissione, la profondità ed il marcato colore scuro nell’imperio o morbido nella sconfortata ammissione d’errore…o nel dolore per la morte del figlio all’avverarsi della profezia…….

Ottima presenza scenica, agilità nei movimenti e nel canto sono il ricordo che Esposito lascia. Amaltea è impersonata da Olga Senderskaya che la tratteggia con un bel colore che non risparmia e che accentua con sentimento nei vari recitativi, e che esalta nell’aria ‘La pace mia smarrita..’ Dmitry Korchak è Osiride figlio del Faraone e come in tutti i tempi i figli superprotetti da un genitore perde di vista le proprie responsabilità, per finire qui travolto dalla predizione maledetta. Gentile d’aspetto e nella voce emette con chiarezza e trasparenza, riuscendo aggraziato sia nei tanti recitativi che nelle arie. Sonia Ganassi riesce a sacrificare l’interprete per valorizzare il personaggio con una l’accettazione della personalità di Elcia; ‘Qual assalto…qual cimento…’ lo rende efficacemente realistico in piena sintonia con l’idea della rappresentazione. Voce sicura e con il buon timbro riconoscibile affronta con piglio anche le agilità. Enea Scala è Mambre, un ruolo piccolo, che però riesce a caratterizzare fortemente sia con la fisicità che con la voce rotonda e fresca emessa con salda tecnica; serio impegno, giovanile spontaneità e buon risultato gli devono essere riconosciuti senza ombra di dubbio. Il ruolo del titolo ovvero Mosè, investe Riccardo Zanellato cui la regia impone lo stile del condottiero più che del salvatore; brandirà il kalaschnikov quasi fosse un simbolo religioso che da una certa angolazione di platea può sembrare una croce. Zanellato è credibile con voce adeguata cui cerca di infondere la passionalità del trascinatore. Yijie Shi è un buon Aronne che rende con bella voce sicura e luminosa e timbro gradevole. Piace e convince in questa parte che gli è consona: voce melodica e romantica fraseggia compiutamente . Risulta ben descritta anche l’Amenofi di Chiara Amarù, adeguata vocalmente ed attorialmente. Abile nei ruoli rossiniani ha sortito un buon risultato.Durante lo svolgimento della vicenda, sguardi impauriti si aggirano tra il pubblico improvvisamente illuminato da una torcia per vedersi poi puntare un’arma……ed il terrore serpeggiante induce anche i più superficiali a sentire un po’ di quella paura che inevitabilmente passa da un cuore all’altro durante un’azione terroristica che non serve a nulla se non a distruggere. Al finale cade un pezzo di muro ed appare un carro armato sullo sfondo da cui scende un soldato che cautamente si avvicina all’unico superstite: …..un bambino che ha già indossato la cintura dinamitarda ed ha già disinserito la sicura…..E’ il soldato che prima di tentare un contatto offrendo cioccolato deve alzare le mani in segno di disarmo……, ma le luci sull’ultima nota si spengono e non si sente la defraglazione , che divampa però nella più profonda e nascosta anima dell’uomo civile.  La Musica vince sempre










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